9 febbraio 2015
Aspettando il Godot di una giustizia tributaria vera
Poco si parla di quella parte della legge di delega tributaria n.23/2014 che ha per oggetto la tutela giurisdizionale del contribuente e che corre il rischio di non essere esercitata in tempo utile.
E’ sintomatico che essa si proponga di rafforzare tale tutela, assicurando la terzietà dell’organo giudicante. In tal modo ammette implicitamente che finora non sono stati garantiti al cittadino una piena difesa nel processo ed un giudice realmente terzo, indipendente e preparato, come da tempo la migliore dottrina vanamente chiede.
La delega, se esercitata, sarà purtroppo però condizionata dalla limitata portata e dalla timidezza della legge delegante, che appare poco incisiva rispetto alle esigenze da soddisfare per rendere realmente equo il processo tributario. Effetto che si potrebbe ottenere sol che si tengano nel debito conto i principi della CEDU (per approfondimenti si rinvia al mio recente contributo “E’ compatibile la disciplina del processo tributario con la CEDU?, Riv. Giur. trib., 2015, 1, 52 ss.).
Sono da ritenere, infatti, alquanto marginali, e comunque di scarsa incisività, le previsioni riformiste che riguardo la tutela cautelare, le spese connesse alla soccombenza e quelle sulla immediata esecutività delle sentenze per tutte le parti del processo. Del tutto minimaliste ed inadeguate si preannunciano poi quelle misure che investono l’istituto della conciliazione giudiziale, che non sembra abbia dato buona prova nel primo periodo di applicazione, avendo in concreto assunto la funzione di duplicazione sostanziale dell’accertamento con adesione.
Troppo timido è il riferimento al rafforzamento della qualificazione professionale dei giudici tributari per favorire un’adeguata preparazione specialistica, che non affronta il vero nocciolo del problema, costituito dalla professionalità dei giudici, che dovrebbero essere sottoposti ad una selezione d’ingresso con i criteri propri dei concorsi di accesso alla magistratura (pubblico concorso), dall’obbligo di formazione continua e da quello di verifica periodica della qualità della loro produzione (sentenze).
Ciò che non può che comportare inevitabilmente la creazione di un ruolo di giudici tutti togati ed a tempo pieno. La riduzione del carico di lavoro alle controversie significative per entità e rilevanza giuridica dovrebbe assicurare un organico limitato e snello, ancor più se si prevedesse il giudice monocratico generalizzato in primo grado (per controversie d’imposta fino a centomila euro, che rappresentano più del 90% delle pendenze).
Ancora una volta sembra allontanarsi la prospettiva di una vera riforma della Giustizia tributaria che affronti in maniera strutturale le esigenze dei cittadini di essere effettivamente tutelati nei confronti delle pretese fiscali che essi ritengono non fondate e ci si attende che siano vagliate con attenzione da un giudice indipendente e competente. Ma sembra che il Godot della giustizia fiscale sia ancora lontano e che aspettarlo sia una chimera.
Resta sullo sfondo il dilemma della corretta determinazione della ricchezza da tassare, che è un esercizio prettamente valutativo che va affinato nella sistematicità dell’azione amministrativa del fisco, tenendo presente che circa i due terzi del prelievo tributaria passa attraverso le aziende.
Scritto il 9-2-2015 alle ore 20:18
Già è difficile trovare buone leggi per la giustizia in generale, le cui inefficienze e storture sono ben note, figuriamoci quale può essere l’approccio del riformatore del processo tributario, in bilico tra forme di tutela di pura facciata poiché tende a favorire le ragioni del fisco e repulsione nei confronti dei contribuenti, ritenuti per principio tutti evasori!
Bene un giudice professionale che sia realmente al di sopra delle parti e tuteli effettivamente la parte che ha ragione, ma non facciamoci illusioni; la giustizia tributaria é una giustizia “minore” che va bene al fisco!
Scritto il 10-2-2015 alle ore 11:16
Chiedo se ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di incidere sulle potenti lobby dei giudici tributari e disegnare una giustizia tributaria degna di essere compresa nell’area della vera giustizia. Intanto si elimino almeno le storture attuali.
Scritto il 11-2-2015 alle ore 09:23
Purtroppo le criticità del processo tributario interessano non il grande pubblico ma i soli addetti ai lavori. Si tratta invece dell’affermazione di principi di civiltà giuridica.
Ed allora perché non decolla una discussione diffusa? Forse una rilettura della nostra storia potrebbe darci una mano nel rispondere.
Scritto il 13-2-2015 alle ore 13:38
Parafrasando un mio vecchio intervento su Postilla, mi vien da dire che l’attesa Riforma della Giustizia Tributaria richiama forse più l’immagine (desolata..) della pianura desertica dei Tartari, vista dalle mura del fortino tanto caro a Buzzati_ Ma il problema, purtroppo, è tutt’altro che puramente letterario, involgendo aspetti operativi complessi e, forse per questo, non di prossima soluzione_ Detto ciò, non sono in toto consenziente con alcuni spunti del post, come quello sul giudice monocratico fino a € 100000 di valore (ancor più problematico in sede cautelare, dove alcune Agenzie Locali hanno disposizione di non trattare l’udienza al di sotto di detto limite di valore)_ Nè ormai, dopo svariati anni spesi ‘sul campo’, vedo provabile, o vuoi anche auspicabile, la creazione di una sorta di magistratura specializzata (argomento delicato. anche sotto il profilo costituzionale..) Ottima mi era invece sembrata l’ipotesi (un tempo così cara al Prof. Tesauro) di un solido filtro pre.contenzioso, atto a sfoltire quanto d’inutile e/o cmq superfluo presente in tante controversie tributarie_ Esperienza di questi ultimi anni ma anche pessima e scarsa applicazione delle fasi di mediazione e/o conciliazione da parte delle Agenzie (complice la diffidenza di molti legali), m’hanno decisamente fatto cambiare idea sul punto_ Cosa resta da fare?? Parlarne intanto,, e al più presto! La specie dei difensori tributari è ormai a forte ‘rischio d’estinzione’…