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Il Blog di Mario Damiani

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Postilla » Fisco » Il Blog di Mario Damiani » Settori economici » Banche in crisi: rischi privati e salvataggi pubblici

10 dicembre 2015

Banche in crisi: rischi privati e salvataggi pubblici

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Dopo l’emanazione del decreto sul salvataggio delle 4 banche italiane, emesso per evitare di incorrere, dal 1 gennaio prossimo, nella regola europea del bail in, si registra in questi giorni una frenetica attività, con relative ricadute mediatiche, per cercare di limitare i danni degli investitori in obbligazioni subordinate emesse da quelle banche.

Proprio la parola “subordinate” doveva costituire per chiunque si fosse avvicinato a quei titoli, un campanello d’allarme, essendo palese il rischio di non essere rimborsati qualora l’attivo bancario realizzabile (tra cui i crediti deteriorati, che ne fanno parte) fosse risultato insufficiente, in quanto prioritariamente destinato a rimborsare i depositi e le obbligazioni ordinarie.

L’abbaglio del ben maggiore tasso di interesse previsto ha però foderato gli occhi dei clienti rispetto ai rischi che avrebbero corso!
Sembra difficile, perciò, in termini di razionalità, condividere la tesi secondo la quale poiché gli investitori non istituzionali, in generale e per principio, non sono in grado di comprendere il livello di rischio che corrono e s’intendono perciò ingannati da clausole scritte con caratteri tanto piccoli da risultare illeggibili e incomprensibili, occorre in ogni caso rimborsarli.

La fiducia riposta dal risparmiatore nelle strutture della banca, che non ha esaminato adeguatamente il cliente e non gli ha spiegato il rischio dell’operazione, può indubbiamente avere indotto a sottoscrivere i titoli.

Se così fosse, la banca sarebbe responsabile dell’illegale collocamento dei propri titoli ed il sottoscrittore avrebbe diritto ad agire in giudizio per vedersi indennizzare la perdita subita; cosa ben diversa dal rimborso, che non può essere, invece, una soluzione “di massa”.

Il singolo investitore deve perciò fornire la prova dell’inganno o dell’induzione all’investimento per consentire al giudice di valutare le circostanze delle singole operazioni, ivi compresa l’implicazione dell’offerta di condizioni di rendimento (tasso) ben più elevate e remunerative della condizioni ordinarie (dei depositi minori!); segnale, questo, che doveva essere colto dal risparmiatore, soprattutto se ha investito oltre la soglia dei depositi protetti.

Questa è anche la strada che le istituzioni europee sembrano indicare.

Il salvataggio a spese dell’erario, sia come intervento umanitario (dov’è in tal caso il principio di eguaglianza con i casi di similari crack finanziari, come le Obbligazioni argentine, Parmalat e Cirio?), che attraverso il meccanismo eventuale del credito d’imposta in relazione alle minusvalenze subite, costituisce uno strumento di distorsione del mercato ed un fattore di ingiustizia sociale (ed è comunque sempre un aiuto di stato) in quanto o sana irregolarità commesse dalle banche emittenti (ed in tal modo le aiuta) o copre comportamenti colpevolmente rischiosi dei clienti, il cui esito negativo si vuole far ricadere sulla collettività (dei contribuenti o dei clienti del sistema bancario).

Insomma, i rischi assunti consapevolmente dai privati investitori “furbetti” sarebbero ingiustamente scaricati sul “pubblico” (contribuenti o altri clienti), che non merita di subire gli effetti negativi prodotti da coloro che hanno accettato di correre i rischi propri di un investimento anomalo.

Il precedente sarebbe pericoloso: in futuro chiunque voglia acquistare titoli ad alto rischio potrà invocare, in caso di risultati negativi, il salvataggio pubblico; proprio quello che l’Unione Europea ha voluto escludere, per evitare situazioni simili a quelle del salvataggio della Tercas con il denaro delle altre banche!

Un aiuto va certamente però dato ai risparmiatori-investitori eventualmente incolpevoli, senza che l’UE abbia da eccepire: si tratta di far funzionare la giustizia con celerità ed efficienza, sgravando le spese processuali ed applicando un rito speciale abbreviato. Solo per coloro che dimostrino di avere subito un’ingannevole pressione della banca al collocamento dei titoli si potrebbe prevedere un indennizzo.

Ma in tal caso i soggetti bancari responsabili e coloro che, a tutti i livelli, non hanno vigilato debbono a loro volta essere chiamati a risarcire i danni arrecati.

Si potrebbe anche pensare ad un’inversione dell’onere della prova, gravando le banche emittenti di provare che la collocazione ai privati di quei titoli sia avvenuta a seguito di adeguata verifica del profilo di rischio del cliente, nonché la sufficienza delle informazioni rese sui rischi dei titoli, di cui ciascun sottoscrittore o acquirente ha avuto chiara consapevolezza.

E’ troppo?

La disciplina Mifid prevede già queste verifiche ed informazioni, che non possono essere solo di facciata ed è giusto che chi deve procedervi dia la prova di averlo fatto concretamente.

Letture: 4480 | Commenti: 11 |
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11 Commenti a “Banche in crisi: rischi privati e salvataggi pubblici”

  1. marco scrive:
    Scritto il 10-12-2015 alle ore 17:52

    Occorre trovare un giusto punto di equilibrio tra interessi pubblici (del bilancio) e quelli privati (tutela dei risparmiatori), purchè i soggetti da tutelare siano realmente risparmiatori incolpevoli. Per questo un giudizio equo e veloce è essenziale per accertare se ci sono le condizioni per dichiarare la responsabilità della banca emittente e porre a suo carico gli obblighi risarcitori.

  2. Luigi scrive:
    Scritto il 10-12-2015 alle ore 18:36

    Bene in linea di principio, ma i responsabili dei disastri bancari quando pagheranno? Chi ha rischiato con piena consapevolezza non merita tutela ma i piccoli risparmiatori vanno risarciti! Ti

  3. Aldo Trani scrive:
    Scritto il 11-12-2015 alle ore 09:50

    In casi di danni diffusi ai risparmiatori dovrebbe comunque essere consentito dalle legge un intervento pubblico. Quindi va chiesto all’Unione Europea di adeguarsi con la propria legislazione; non è forse colpa degli Stati se l’Europa è insensibile e si comporta come una matrigna?
    Tutto il resto sono strumentazioni tecniche di autorità (vedi Consob) che servono solo a giustificarne l’esistenza (quasi inutile).

  4. Mario Damiani scrive:
    Scritto il 11-12-2015 alle ore 10:59

    Leggo oggi che il Goiverno intende istituire un Fondo di garanzia per indennizzare i risparmiatori indotti all’investimento dalle banche, esaminando però la loro posizione caso per caso mediante un arbitrato veloce. E’ quello che ho sostenuto nel mio scritto di ieri; occorre però che gli arbitri siano soggetti realmente indipendenti e professionalmente preparati e non si fermino alle apparenze documentali. In ogni caso insisto nel ritenere che il fondo, pur con anticipi pubblici, debba essere alimentato dal sistema bancario, in primo luogo dai recuperi della bed bank. Insomma, risarcire chi realmente non era in grado di comprendere la rischiosità delle obbligazioni subordinate, a prescindere dai fogli di carta firmati. Questo non è un intervento umanitario ma di giustizia sostanziale.

  5. Enzo D. scrive:
    Scritto il 12-12-2015 alle ore 00:37

    La proposta avanzata in questo blog è andata nel verso giusto. Al netto delle speculazioni politico-demagogiche, che in queste vicende non mancano mai anche da parte di chi finora ha ignorato i problemi della tutela del risparmio, sembra vi sia concordanza, pure da parte dell’Europa e del Governo, nell’allestire uno strumento di ristoro delle perdite subite ai veri risparmiatori inconsape-voli, accertandone le condizioni per singolo caso. Che sia il sistema bancario che si faccia però carico di dotare il fondo di quanto necessario.

  6. Antonello Deno scrive:
    Scritto il 12-12-2015 alle ore 10:23

    Banca d’Italia dice di aver fatto il massimo, Consob tace (ma chi doveva controllare che i rischi fossero ben percepiti dai clienti?), ABI pure, le associazioni dei consumatori sparano a zero (ma finora non hanno fatto nulla a livello preventivo), l’Europa ci bacchetta, il Governo balbetta. In questa confusione i veri risparmiatori sono quelli che soffrono. Perchè è stata accettata ad es. la sottoscrizione di una pensionata di 90 anni che certamente non aveva il profilo di rischio adeguato?
    L’accertamento delle condizioni di indennizzo per ciascun caso è valido sistema per evitare abusi; ma bisogna essere veloci anche nell’individuare e punire i colpevoli!

  7. M. Falqui scrive:
    Scritto il 12-12-2015 alle ore 11:03

    Il ministro Padoan ha poco da difendere il sistema bancario! Spieghi perchè la vigilanza interviene quasi sempre quando i buoi sono scappati pur avendo situazioni periodiche su cui ragionare per disporre ispezioni adeguate e veloci. Per quelle banche che hanno emesso titoli “particolarmente rischiosi” come le obbligazioni convertibili o subordinate ovvero legate ad altri indici di rischio non era da programmare un sistema di controlli stringente e monitorare le emissioni e le collocazioni? (Consob cosa ha fatto?). Ci voleva il caso pietoso di un morto per sollevare questioni che qualsiasi cittadino percepisce e che politici (tutti!), banchieri e controllori finora hanno ignorato?
    Poche chiacchiere; il sistema bancario indennizzi non solo le perdite ma anche il danno psicologico dei risparmiatori deboli!

  8. Franco Fil. scrive:
    Scritto il 12-12-2015 alle ore 13:47

    Ho sentito oggi da Radio 24 che ABI nel dicembre 2013 aveva già sconsigliato alle banche il collocamento delle obbligazioni subordinate alla clientela retail, perchè titoli complessi. Ed allora perchè i controlli non hanno funzionato? Quali erano gli ordini interni delle banche (e chi li ha disposti) sul collocamento di quei prodotti?
    Credo anch’io che non basti il risarcimento ma che occorra una severa sanzione ai responsabili, a tutti i livelli!
    Anche le banche “virtuose” dovrebbero pretendere da quelle “viziose” il rispetto delle regole e chiedere la loro penalizzazione perchè danneggiano la reputazione del sistema.

  9. Daniela Fiore scrive:
    Scritto il 17-12-2015 alle ore 11:24

    Negli ultimi giorni le discussioni (soprattutto politiche) sono diventate violente e stucchevoli su un argomento di cui tutti vogliono impadronirsi per ragioni pre-elettorali.
    In realtà, il problema, posto nel blog sin dall’inizio e confermato dai commenti, è quello della responsabilità delle banche emittenti delle obbligazioni subordinate, in quanto titoli complessi non adatti per l’investimento da parte del pubblico dei consumatori non professionali.
    Le banche sono tenute a risarcire per intero, se necessario col supporto del sistema bancario, tutti coloro che rientrano nella categoria dei consumatori persone fisiche, salvo prova concreta, caso per caso, che si tratti di … falsi consumatori e quindi di … speculatori o di soggetti ben consci, per professione o abitualità di investimento, dei rischi corsi.
    Il resto è …. confusione mediatica per una sceneggiata tipica tutta italica!

  10. Vittorio St scrive:
    Scritto il 19-12-2015 alle ore 21:13

    La discussione parlamentare sulla mozione di sfiducia al Ministro Boschi ha confermato il livello di confusione rissosa tra le responsabilità del dissesto delle banche (salvate però con le risorse delle altre banche), che va accertata e punita con giusta severità, e la responsabilità delle banche nell’avere collocato titoli rischiosi a clienti non in grado di comprenderne le conseguenze. Per i risparmiatori conta la tutela preventiva (in sede di informazione corretta) e quella sostanziale (non essere ingannati da coloro in cui si ha fiducia), con diritto in questi casi al rimborso da parte di quelle banche; convengo che non se ne deve far carico il contribuente ma il sistema bancario. Occorre smetterla però col teatrino politico che distrae dai problemi concreti degli italiani.

  11. Mario Damiani scrive:
    Scritto il 27-12-2015 alle ore 11:37

    Si va delineando la strategia d’intervento in relazione all’affaire obbligazioni subordinate. L’ANAC ha annunciato che saranno risarciti i soli risparmiatori “truffati”, ma non ha specificato per ora a chi fa carico l’onere della prova. Ribadisco che in un rapporto squilibrato tra potere forte (delle banche) e posizione debole (dei risparmiatori) deve essere accollato alle banche l’onere di provare che non c’è stato raggiro o induzione colpevole all’investimento, con esclusione dei rapporti con gli investitori istituzionali e professionali. Per le associazioni dei consumatori finanziari, però, meno proclami e più impegno nella educazione finanziaria elementare; altrimenti si aggiungono ai tanti demagoghi della politica nostrana del tutto e subito, a prescindere!
    E poi va dato il via alla revisione dei regolamenti vietando la vendita dei prodotti complessi a coloro che non ne hanno un livello di conoscenza adeguato, per esperienza (da indicare analiticamente) o per professione svolta.
    Ma anche le banche con formazione del personale inadeguata vanno escluse dalla collocazione e negoziazione di tali titoli complessi!

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